Attualmente si stima che in Europa la povertà energetica colpisca circa 50 milioni di persone. In cosa consiste questo fenomeno? La povertà energetica è generalmente intesa come “la mancanza di accesso da parte di una famiglia ai servizi energetici essenziali, laddove tali servizi forniscono livelli di base e standard dignitosi di vita e salute, tra cui un adeguato riscaldamento, acqua calda, raffreddamento, illuminazione ed energia per alimentare gli apparecchi”.

Come si legge nella Raccomandazione EU (2023/2407) sul tema <<La povertà energetica è un fenomeno multidimensionale. In molti casi essa è determinata principalmente da tre cause profonde, ossia una forte spesa per l'energia rispetto al bilancio familiare, bassi livelli di reddito e scarsa efficienza energetica degli edifici e degli apparecchi. La situazione di un nucleo familiare può essere ulteriormente influenzata da fattori geografici e climatici, dalle caratteristiche della famiglia stessa, dal genere, dalle condizioni di salute, da specifiche esigenze energetiche e di trasporto proprie. Le famiglie con un fabbisogno energetico maggiore, comprese quelle con bambini, persone disabili e anziani, sono più esposte alla povertà energetica e ai suoi effetti. Anche le donne, soprattutto quelle a capo di famiglie monoparentali e le donne anziane, sono particolarmente colpite dalla povertà energetica a causa di disuguaglianze strutturali nella distribuzione del reddito, della condizione socioeconomica e del divario di genere in termini di assistenza>>.

Affrontare la povertà energetica è diventato ancora più urgente con l’attuale crisi energetica.

Nel 2022, in seguito alle crisi di Covid-19 e all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il numero di persone che non erano in grado di mantenere le proprie case adeguatamente calde è salito al 9,3% nell’UE (Eurostat, 2023).

Una recente indagine condotta dalla Commissione europea evidenzia alcune delle principali difficoltà incontrate dalle attività poste in campo per attenuare il fenomeno della povertà energetica.

Per la prima volta vengono messi in luce anche importanti fattori contestuali. Di seguito se ne evidenziano i principali:

  • La pandemia di Covid-19 e la crisi energetica in corso hanno portato a un aumento dei prezzi dell’energia e a una riduzione dell’accessibilità economica per molte famiglie.
  • La mancanza di conoscenza o di alfabetizzazione energetica sia tra i cittadini che nel settore pubblico costituisce un rilevante ostacolo al cambiamento dei comportamenti. La mancanza di conoscenza o di comprensione da parte dei cittadini si traduce in comportamenti poco efficienti dal punto di vista energetico oppure in una mancanza di motivazione ad effettuare ristrutturazioni (misura utile per ridurre impatto energetico degli edifici). D’altro canto, la mancanza di conoscenza tra gli operatori del settore pubblico o sociale si traduce in una mancanza di consapevolezza della povertà energetica e delle sue cause sottostanti.
  • La povertà energetica non sembra essere una priorità politica in alcuni Paesi. Anche se il problema è noto, spesso non è chiaro quale istituzione pubblica debba assumersi la responsabilità. Il compito di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla povertà energetica come questione politica può quindi ricadere sulla società civile o sulle ONG, prima che il governo decida di prenderne atto.
  • La tendenza delle aziende energetiche, piuttosto che dei cittadini, a controllare gli asset e i servizi della produzione energetica e a influenzare il mercato. I cittadini, in particolare i poveri di energia, non hanno sufficienti poteri per influenzare il processo decisionale o la produzione di energia e per fare scelte consapevoli in materia di energia.
  • La mancanza di uno sforzo coordinato dei vari attori chiave (attori sociali, settore pubblico, ecc.) del sistema energetico è anch’essa tra le difficoltà più spesso riscontrate. In generale, un approccio combinato dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto potrebbe essere garanzia di aderenza tra politiche e realtà contestuali, favorendo così una maggiore efficacia delle azioni messe in campo. È fondamentale creare reti coordinate di attori chiave, come le autorità di regolamentazione dell’energia e altre istituzioni, i servizi sociali, i comuni, le organizzazioni dei consumatori, ecc.
  • Mancanza di fiducia. Le ragioni della mancanza di fiducia riguardano per lo più le frequenti truffe vissute, principalmente dagli anziani, e precedenti esperienze insoddisfacenti con i programmi finanziari governativi o con le compagnie energetiche. La mancanza di fiducia nelle aziende energetiche è dovuta alla percezione di essere sfruttati a causa della mancanza di trasparenza o di correttezza dei contratti energetici. In generale, le persone sono molto scettiche nei confronti di chi si rivolge loro per questioni energetiche.
  • Ristrutturazioni troppo costose. Nei casi in cui le famiglie sono proprietarie delle proprie case, la situazione di vulnerabilità economica non consente loro di affrontare il costo di una ristrutturazione, pur essendo ben consapevoli dei benefici derivanti da questi interventi sul fronte dell’efficienza energetica. Questo aspetto mette in luce anche la non idoneità dei sostegni finanziari governativi disponibili, che tendono a essere pensati per persone non economicamente vulnerabili.
  • Fattori di stress (famiglie). Le famiglie povere di energia sono spesso vulnerabili sotto diversi profili. Possono essere sopraffatte da ulteriori problemi (ad esempio, problemi di affitto, spese per i figli, ecc.) è ciò genera una situazione di stress che non consente loro di affrontare anche la burocrazia farraginosa per richiedere un sostegno finanziario, informarsi sui propri diritti, ecc. Inoltre, la vergogna e lo stigma che circondano la povertà (energetica) possono impedire alle persone di cercare assistenza e i traumi preesistenti possono renderle esitanti a fidarsi o a condividere informazioni con coloro che desiderano aiutarle.
  • Geografia/clima. Un noto fattore di povertà energetica è il clima. Ad esempio, nelle regioni montuose possono verificarsi temperature annuali e condizioni meteorologiche peggiori rispetto ad altre regioni, il che comporta un maggiore consumo di energia.
  • Stock abitativo inadeguato. L’inadeguatezza del patrimonio abitativo esistente è stata rilevata come un problema difficile da risolvere, in particolare se le famiglie vivono in affitto o in situazioni di edilizia collettiva in cui sarebbero necessarie ristrutturazioni su larga scala.

Dallo studio emerge anche una panoramica chiara degli elementi percepiti come principali per garantire una giusta transizione energetica. Di seguito una panoramica:

  • Conoscenza (per i cittadini). L’accesso a informazioni appropriate, chiare e comprensibili, è stato considerato fondamentale per una giusta transizione energetica. Emerge l’esigenza di poter fruire di informazioni più chiare riguardo ad esempio a finanziamenti o altri strumenti che potrebbero aiutare i cittadini a risparmiare energia/denaro, alle bollette energetiche (spesso difficili da capire) o ai diversi tipi di contratto energetico disponibili. Poter fruire di informazioni chiare conferirebbe alle persone la possibilità di compiere scelte consapevoli.
  • Empowerment. È ritenuto fondamentale aiutare i cittadini ad accrescere le proprie conoscenze e a sviluppare le competenze che possano consentirgli di esercitare in autonomia i propri diritti, abbandonando una logica della “delega” e diventando capaci di “aiutarsi da soli”. Parlare di empowerment significa anche dare voce alle persone nel processo decisionale in materia di energia, nonché favorire l’accesso alla produzione di energia propria e la promozione dell’indipendenza energetica (ad esempio, in una comunità).
  • L’energia intesa come diritto fondamentale. Per una giusta transizione, la parità di accesso all’energia (e ad altri servizi, come l’acqua) è considerata un diritto fondamentale e universale, che consente a tutti di avere una vita dignitosa e decorosa. L’accessibilità economica è un requisito importante a questo proposito.
  • Non lasciare nessuno indietro. Il tema del “non lasciare indietro nessuno” è legato all’inclusione di tutti i gruppi nella transizione energetica, in particolare di quelli vulnerabili ed emarginati, per dare loro voce.
  • Trasparenza. Si tratta di una esigenza legata in particolare alle informazioni sull’energia, quelle contenute nei contratti e nelle bollette, e all’uso dei dati in caso di installazione di contatori intelligenti.
  • Benessere. La transizione energetica dovrebbe avere come obiettivo finale il benessere per tutti, piuttosto che mirare esclusivamente all’aumento delle energie rinnovabili o alla riduzione dei consumi energetici, poiché ciò potrebbe non essere possibile per tutti. L’onere della riduzione dei consumi energetici deve essere equamente distribuito nella società. La responsabilità di garantire il benessere dovrebbe essere assunta anche dagli attori che hanno il potere di farlo (ad esempio, le aziende energetiche dovrebbero avere la responsabilità del benessere e non solo del profitto).